Cicli e incontri
L'Istituto promuove gli studi italiani anche attraverso l'offerta alla cittadinanza di cicli di conferenze, spettacoli teatrali e musicali, trasmissioni radiofoniche e presentazioni di opere.
L'Istituto promuove gli studi italiani anche attraverso l'offerta alla cittadinanza di cicli di conferenze, spettacoli teatrali e musicali, trasmissioni radiofoniche e presentazioni di opere.
Le letture luganesi del 2023 organizzate dall'Istituto di studi italiani saranno nuovamente dedicate alla poesia in lingua italiana del secondo Novecento. Si tratta di una tradizione importante, che continua a dimostrare una grande vitalità e un séguito notevole anche nella sua ricezione pubblica.
Quest'anno le letture ci permetteranno di conoscere meglio poeti che hanno assunto un'importanza decisiva nella storia della letteratura novecentesca come Gozzano, Montale, Pasolini, Sereni e Giudici, nonché figure di estrema originalità e interesse come Bartolo Cattafi, Giovanni Orelli, Vivian Lamarque e Amelia Rosselli.
Dopo aver affrontato due testi fondativi della letteratura e della civiltà italiana come la Commedia di Dante e I promessi sposi di Manzoni, le Letture organizzate dall’Istituto di studi italiani dell’USI propongono agli studenti e al pubblico la storia irresistibile di un pezzo di legno comune, «da catasta», divenuto invece un «burattino meraviglioso», le cui avventure appassioneranno i lettori di tutto il mondo, divenendo il secondo libro di letteratura più tradotto dopo le Petit prince di Saint-Exupéry.
Le avventure di Pinocchio di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, sono un classico del tutto atipico, il risultato di un equilibrio miracoloso, in cui si fondono molti generi letterari e tipologie di scrittura. Benché si offra nei panni dimessi del libro pedagogico per l’infanzia, è opera che riesce in realtà a fondere mirabilmente più tradizioni: quella della favola, quella del teatro popolare, della letteratura alta – da Dante ad Ariosto allo stesso Manzoni –, le Sacre Scritture. Pinocchio ha in sé una natura intimamente mercuriale: imprendibile e sempre in fuga è questo burattino, renitente ad ogni pedagogia, così come sfuggente rispetto a ogni classificazione è il libro che ne narra la storia, fantastico eppure allo stesso tempo estremamente “realistico” nel rappresentare la povertà della campagna toscana e delle sue genti.
Le letture proposte nel primo ciclo cercano di porre in luce la ricchezza e la poliedricità di questo libro straordinario, avvalendosi anche del contributo di insigni studiosi collodiani, con un’attenzione particolare ai suoi modelli letterari.
«Quel ramo del lago di Como...». Lettura dei Promessi Sposi
Dopo le cinque lecturae Dantis sulla Commedia, l'Istituto di studi italiani inaugura quest'anno un ciclo triennale dedicato a I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Libro fortunatissimo ma poco amato, spesso banalizzato da pigre consuetudini di lettura, I promessi sposi sono, in realtà, un romanzo di straordinaria modernità, l'unico a porsi, nel primo Ottocento, all'altezza dei grandi capolavori della narrativa europea. Allo stesso tempo esso si propone, nelle intenzioni stesse dell'autore, come un testo "popolare", un «libro per tutti», e così avvenne: I promessi sposi, inclusi nei programmi scolastici a partire dal 1870, si affermarono come testo identitario per la nuova nazione.
Nell'abbozzo dei cosiddetti Materiali estetici Manzoni aveva dichiarato: «Ogni finzione che mostri l'uomo in riposo morale è dissimile dal vero». Ed è appunto un interno, incessante dinamismo ad animare questo romanzo "polifonico" (Ezio Raimondi), caratterizzato da continui cambi di registro e percorso da un'ironia instancabile: un'opera, insomma, che non indulge affatto ad una visione del mondo convenzionale e pacificata, ma tende sempre a smascherare le trappole della parola e dell'ideologia del potere. Pochi testi come I promessi sposi attribuiscono alla scrittura letteraria una responsabilità tanto alta: quella di costituirsi come universale strumento di conoscenza, in grado sia di sondare i più profondi misteri del cuore umano, sia di contemplare con lucido rigore le tribolate vicende del vivere associato.
La Commedia che il suo primo, illustre esegeta, Giovanni Boccaccio, definì «divina» è il più grande libro in volgare della tradizione europea. Nel «poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra» (Par. XXV, 2-3) Dante ricapitola la storia, la scienza, la letteratura, il pensiero filosofico e teologico della civiltà occidentale e ne offre una nuova, decisiva interpretazione, che apre a una prospettiva di assoluta innovatività.
Come scrisse il poeta Osip Mandel’štam nel suo Discorso su Dante (1933), il saggio dantesco forse più originale e illuminante del Novecento, la «nave-Commedia» giunge al «porto» della nostra lettura «incrostata» da una plurisecolare ermeneutica.
Storicizzare questo lavorìo di esegesi, cogliendone il lento disporsi negli strati della cultura italiana e di quella europea e del mondo intero, significa anche mettere in luce, come suggerì il poeta americano Ezra Pound (Lo spirito romanzo, 1910), il valore che la Commedia assume di «viaggio di Everyman», di ognuno di noi, dell’intera Umanità.
Le Lecturae Dantis Ticinensis si sono svolte dal 2012 al 2015, ospitando studiose e studiosi internazionali. Ai link seguenti sono consultabili i programmi dei cicli e sono disponibili le registrazioni dei singoli incontri: