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Poeti del Novecento - II ciclo - Mattia Bettoni su Giovanni Orelli

Istituto di studi italiani

Data: 20.11.2023 / 18:00 - 19:30

Auditorium, Campus Ovest

Mattia Bettoni: Comico e ironico, tragico e sublime. Una lettura di Gavotta di Giovanni Orelli

Tutto comincia con un acrostico, uno tra i tanti divertissement poetici e linguistici di Giovanni Orelli, primo tra i diversi costituenti vincolanti, e dai quali svincolarsi, che strutturano Gavotta: del color della lacca, movimento che dà avvio alle Galanteries, apparso in Concertino per rane nel 1990. Un acrostico, dunque, un gioco simmetrico che, tra nome (fronte) e cognome (sirma), dà avvio ad ogni singolo verso che costituisce il sonetto; sonetto in cui il gusto per la metrica, per il ritmo, per l’intrico sonoro, per le lingue, per gli echi letterari e le citazioni confluiscono e coagulano dando vita ad una poesia che racchiude molte delle strategie poetiche orelliane. Tuttavia, è probabile che non esista un componimento tanto esemplare, tanto canonico, da sintetizzare efficacemente l’opera in versi di Giovanni Orelli; ciononostante, ed è la via più percorribile, è forse possibile partire da uno di essi, da Gavotta, e ripercorrere diacronicamente, in direzione degli anni Ottanta e dei primi due decenni del Duemila, una poetica che tocca istanti tragici («Guardare questa immonda vita»), ironici («Le sue natiche su caccata carta») e quotidiani.

Inoltre, Gavotta presenta alcuni materiali d’archivio di particolare interesse: brevi saggi manoscritti, avantesti con correzioni e note d’autore e, guardando al macrotesto, traduzioni in francese e tedesco.